TITOLO: Gang
AUTORE: Marilena Barbagallo
EDITORE: self publishing
GENERE: Dark Romance
DATA D'USCITA: 4 marzo
Romanzo autoconclusivo
.
Viveva ancora nelle Favelas quando gli donarono una bambina.
"È tua", così gli era stato detto. Poi ha perso tutto.
Mikel Alves è l’erede della 28HS, la più pericolosa gang di El Salvador. All'età di sedici anni sparisce nel nulla, impara a vivere nel buio e ad amare le catene che lo tengono legato alla parete della sua grotta. Diventa un animale selvaggio, dimentica la civiltà, ma sopravvive e non si arrende. Torturato e umiliato dai suoi nemici, paga il prezzo di essere un principe, di possedere un regno e una principessa. Quando Mikel tenta di riprendere in mano la sua vita, si rende conto di essere rimasto intrappolato nel suo inferno personale. Per ricominciare, sarà costretto a portare via con sé uno dei suoi nemici peggiori: Megan Lima.
L'odio di Megan ha radici profonde. Lei deve rifiutarlo, disprezzarlo, tenerlo lontano. Qualsiasi cosa, pur di non cedere al nemico.
Due gang contrapposte che cercano di imporre la loro supremazia, una lotta continua tra ragione e istinto, passione e potere. Per Megan è immorale, per Mikel è essenziale. Un romanzo oscuro, una storia d’amore violenta, due personaggi che superano tutti i limiti.
***ATTENZIONE*** Si consiglia la lettura di questo romanzo a un lettore adulto e consapevole. La storia contiene scene violente, situazioni angoscianti e sesso esplicito, spesso senza consenso. Se ami il romance nella sua sfumatura più oscura, questo è il libro adatto a te.
Bentrovati,
oggi ho il piacere di parlarvi del nuovo romanzo di Marilena Barbagallo, "Gang", un dark romance che sarà difficile dimenticare.
Sono trascorsi dei giorni prima che io mi sedessi a scrivere questa recensione. È una scelta voluta perché sto ancora riflettendo su piccoli aspetti, sfumature ed emozioni che il romanzo è stato in grado di suscitare in me.
Ho atteso che il tempo facesse il proprio corso che sedimentasse quei pensieri e quei punti che durante la lettura mi hanno più volte immersa nel tormento, nella disperazione, nella speranza, facendomi sospirare e sussultare.
La Barbagallo, con il suo stile diretto, a tratti crudo, trasmette con pienezza gli stati emotivi e i conflitti interiori che i suoi protagonisti vivono; li descrive con fluidità, analizzandone gli aspetti più intimi, i quali mostrano l'attenzione che la stessa ha usato nel costruire la caratterizzazione psicologica dei personaggi, che è il punto di forza del romanzo. Tutto ciò non dà modo di sottrarsi a quel legame che fin da subito si crea tra il lettore e gli attori di questo intreccio.
L'ambientazione, che l'autrice ha plasmato, ci cala in atmosfere cruente, in cui la violenza e il doppio gioco sono i mezzi più rapidi con cui si ascende al potere, con cui si eliminano i rivali delle altre Gang, per giungere al controllo totale della città. Benvenuti a El Salvador! Dove si può morire in maniera cruenta, rapida o a seguito di torture, ma si può anche restare prigionieri per molti anni in un inferno.
Mikel Alvares, l'erede della 28HS, a soli sedici anni viene privato della libertà e rinchiuso, dai suoi nemici all'interno di una grotta, per ben dodici anni. Ed è qui, in uno scenario così angusto, primitivo e selvaggio, che si compiono efferate violenze sul suo corpo e sulla sua mente.
In una realtà così estrema, Mikel perde la sovrastruttura del suo io, la sua identità si sveste dei costrutti sociali, degli artefici e delle complessità, per divenire il ragazzo della caverna, nudo nelle sue fragilità, le stesse che lo portano a sviluppare una capacità adattativa sorprendente. Lì, l'alternanza di fioca luce e buio, divengono il mezzo per scandire il tempo, le catene, che lo tengono legato a quelle umide fredde e spoglie pareti, sono una fidata presenza, i piccoli rumori lo allertano, lo preparano all'arrivo dei suoi aguzzini. Sarebbe normale pensare a lui come un individuo che si sta lasciando morire, ma questo è l'errore. Mikel ci mostra, inoltre, la sua forza nel sopravvivere al dolore causato dagli abusi sul suo corpo, a quello stato emotivo e fisico di solitudine, a cui è esposto da anni. Forse è piegato dagli eventi, ma non è vinto. In quell'inferno ha incontrato uno sguardo di umanità, che per un attimo lo ha riportato a riscoprire emozioni perdute, la vergogna, la pudicizia. Inoltre, in quello sguardo, ha trovato conforto, sintonia, empatia. La solitudine non ha una sola parvenza, puoi vivere circondato da molti individui e portarla dentro di te, eppure crea vicinanza quando la ritroviamo negli occhi di qualche sconosciuto, che ci osserva senza giudicare, guardando oltre le apparenze.
Questo inaspettato incontro porta la libertà a Mikel, che, "dal regno dei morti", torna per riprendersi ciò che gli è stato tolto.
Ma riadattarsi ad un mondo che, in dodici anni, ha subito innumerevoli cambiamenti non è facile. Quando anche un semplice suono può sembrare così forte da sovrastare i pensieri, quando leggere diventa faticoso, quando usare uno smartphone richiede uno sforzo enorme, ma soprattutto quando gli altri mostrano il loro pietismo, il loro giudizio, indicando Mikel come il pazzo, in questi momenti ho percepito la reale solitudine che lo stesso protagonista prova.
In una guerra tra Gang, tutto può accadere. Anche trovarsi dinnanzi alla "regina" Megan, la mente della gang rivale: la Dorada. E, se quella freddezza, se quell'odio che li unisce in realtà si mutasse in altro? Se divenissero l'uno per l'altra salvezza e conforto, cosa accadrebbe?
Ho apprezzato molto Megan, una donna abituata a vivere e gestire le brutalità del mondo in cui è nata. Nonostante questo, la sua anima è viva, il suo cuore riconosce i sentimenti positivi. Sarà lei a guidare e lasciarsi aiutare, a sua volta da Mikel nella rieducazione emotiva e sentimentale che entrambi vivranno, l'uno nelle braccia dell'altra. Sarà lui, con il suo darle rispetto, a far emergere e scoprire il vero valore di quelle, che per anni, Megan ha ritenuto essere solo delle debolezze. Lei non giudica Mikel in quanto tale, ma è combattuta dal ruolo che lui ha avuto nel suo tragico passato. Ed è questa lotta interiore a devastarla, a condurre noi lettori a colpi di scena inaspettati. Questi rimetteranno tutto in discussione. Forse inveirete o forse apprezzerete, come me, queste parole...
Ho vissuto la lettura di questo romanzo come un viaggio nelle condizioni umane, in cui, volenti o nolenti, i protagonisti si trovano a vivere, ma che, con forza, tentano di mutare.
La Barbagallo ci ha regalato una storia intensa, pregna di messaggi importanti che ci vengono trasmessi attraverso Mikel, colui a cui hanno tolto la possibilità di scegliere di essere libero. E infatti il nostro protagonista, in virtù di ciò, elargisce la libertà!
Libertà di seguire i propri sogni, libertà di maturare le proprie esperienze e le proprie scelte. Spesso sottovalutiamo le catene invisibili che ci tengono ancorati a determinate situazioni, come accade a Megan, ma siamo noi da soli, o grazie a chi ci vede per quelle che siamo in realtà, che dobbiamo trovare la forza di spezzare e gettare via quegli anelli immaginari.
Marilena ha usato una storia forte, un'ambientazione cupa per far risaltare e brillare le emozioni più vere, essenziali ed esistenziali. L'amore non mette le catene, l'amore vero ci lascia liberi di andare per il mondo di realizzarci prima come persone singole, per tornare ad esso e renderci completi. Siamo tutti un pò Mikel e Megan, siamo tutti presi nelle nostre lotte personali, ma lasciatevi guidare sempre dal rispetto degli altri, scegliete di essere voi stessi al di là delle etichette che gli altri vi impongono. Guardate senza pregiudizio negli occhi le persone. Non fermatevi alle apparenze, scegliete in libertà, in linea con voi stessi, siate gentili, umani, perché nella vita non sarà l'imposizione o la forza a portarvi avanti nei vostri obiettivi, ci arriverete con meno fatica mostrando umanità, sincerità e rispetto, per voi stessi e gli altri.
Laura
L'ambientazione, che l'autrice ha plasmato, ci cala in atmosfere cruente, in cui la violenza e il doppio gioco sono i mezzi più rapidi con cui si ascende al potere, con cui si eliminano i rivali delle altre Gang, per giungere al controllo totale della città. Benvenuti a El Salvador! Dove si può morire in maniera cruenta, rapida o a seguito di torture, ma si può anche restare prigionieri per molti anni in un inferno.
Mikel Alvares, l'erede della 28HS, a soli sedici anni viene privato della libertà e rinchiuso, dai suoi nemici all'interno di una grotta, per ben dodici anni. Ed è qui, in uno scenario così angusto, primitivo e selvaggio, che si compiono efferate violenze sul suo corpo e sulla sua mente.
In una realtà così estrema, Mikel perde la sovrastruttura del suo io, la sua identità si sveste dei costrutti sociali, degli artefici e delle complessità, per divenire il ragazzo della caverna, nudo nelle sue fragilità, le stesse che lo portano a sviluppare una capacità adattativa sorprendente. Lì, l'alternanza di fioca luce e buio, divengono il mezzo per scandire il tempo, le catene, che lo tengono legato a quelle umide fredde e spoglie pareti, sono una fidata presenza, i piccoli rumori lo allertano, lo preparano all'arrivo dei suoi aguzzini. Sarebbe normale pensare a lui come un individuo che si sta lasciando morire, ma questo è l'errore. Mikel ci mostra, inoltre, la sua forza nel sopravvivere al dolore causato dagli abusi sul suo corpo, a quello stato emotivo e fisico di solitudine, a cui è esposto da anni. Forse è piegato dagli eventi, ma non è vinto. In quell'inferno ha incontrato uno sguardo di umanità, che per un attimo lo ha riportato a riscoprire emozioni perdute, la vergogna, la pudicizia. Inoltre, in quello sguardo, ha trovato conforto, sintonia, empatia. La solitudine non ha una sola parvenza, puoi vivere circondato da molti individui e portarla dentro di te, eppure crea vicinanza quando la ritroviamo negli occhi di qualche sconosciuto, che ci osserva senza giudicare, guardando oltre le apparenze.
Questo inaspettato incontro porta la libertà a Mikel, che, "dal regno dei morti", torna per riprendersi ciò che gli è stato tolto.
Ma riadattarsi ad un mondo che, in dodici anni, ha subito innumerevoli cambiamenti non è facile. Quando anche un semplice suono può sembrare così forte da sovrastare i pensieri, quando leggere diventa faticoso, quando usare uno smartphone richiede uno sforzo enorme, ma soprattutto quando gli altri mostrano il loro pietismo, il loro giudizio, indicando Mikel come il pazzo, in questi momenti ho percepito la reale solitudine che lo stesso protagonista prova.
"Non è bello sapere di essere come la solitudine". "Perché non sai quanto l'amo. Prima era una costrizione, oggi è un bisogno. Ho necessità di rifugiarmi in lei per stare bene, per trovare me stesso, per sentirmi vivo, per comprendermi, per imparare ad amarmi e scovare tutte quelle parti di me che stento a riconoscere. La solitudine è il mio specchio non la tradirei mai. l'accoglierei sempre.In questo scenario, i comportamenti che egli attua, per ritornare all'equilibrio interiore, sono comprensibili, ma, allo stesso modo, mi hanno profondamente toccata. Si torna sempre, anche se non fisicamente, ad una realtà conosciuta, che seppur devastante, fa ritrovare un momentaneo conforto. Accarezzando quelle catene, che lo hanno privato della libertà, dormendo su un freddo pavimento, le due identità si sovrappongono, si uniscono e danno a noi lettori la vera immagine di Mikel Alvares. Lui è considerato diverso, "pazzo", ma in realtà è migliore di tutti coloro che lo circondano. La sua condizione di solitudine, di prigionia, lo hanno elevato, destrutturandolo dall'ambiente sociale e dai meccanismi incancreniti in cui si ritrova a vivere. Lui è differente, non usa la violenza, se non è necessaria, per ottenere il rispetto. Bensì concede la libertà, rispettando il diritto di far scegliere agli altri chi essere, con chi schierarsi. Questo mi ha colpito, questo mi ha fatto amare Mikel in maniera totalizzante, e, sono certa, che lo amerete anche voi, nonostante le sue fragilità.
In una guerra tra Gang, tutto può accadere. Anche trovarsi dinnanzi alla "regina" Megan, la mente della gang rivale: la Dorada. E, se quella freddezza, se quell'odio che li unisce in realtà si mutasse in altro? Se divenissero l'uno per l'altra salvezza e conforto, cosa accadrebbe?
Ho apprezzato molto Megan, una donna abituata a vivere e gestire le brutalità del mondo in cui è nata. Nonostante questo, la sua anima è viva, il suo cuore riconosce i sentimenti positivi. Sarà lei a guidare e lasciarsi aiutare, a sua volta da Mikel nella rieducazione emotiva e sentimentale che entrambi vivranno, l'uno nelle braccia dell'altra. Sarà lui, con il suo darle rispetto, a far emergere e scoprire il vero valore di quelle, che per anni, Megan ha ritenuto essere solo delle debolezze. Lei non giudica Mikel in quanto tale, ma è combattuta dal ruolo che lui ha avuto nel suo tragico passato. Ed è questa lotta interiore a devastarla, a condurre noi lettori a colpi di scena inaspettati. Questi rimetteranno tutto in discussione. Forse inveirete o forse apprezzerete, come me, queste parole...
"Se ti mancherò, non pensarmi. Cercami. Io sarò sempre lì."Le ho amate, mi hanno commossa profondamente, perché hanno dato piena coerenza ad entrambi i protagonisti.
Ho vissuto la lettura di questo romanzo come un viaggio nelle condizioni umane, in cui, volenti o nolenti, i protagonisti si trovano a vivere, ma che, con forza, tentano di mutare.
La Barbagallo ci ha regalato una storia intensa, pregna di messaggi importanti che ci vengono trasmessi attraverso Mikel, colui a cui hanno tolto la possibilità di scegliere di essere libero. E infatti il nostro protagonista, in virtù di ciò, elargisce la libertà!
Libertà di seguire i propri sogni, libertà di maturare le proprie esperienze e le proprie scelte. Spesso sottovalutiamo le catene invisibili che ci tengono ancorati a determinate situazioni, come accade a Megan, ma siamo noi da soli, o grazie a chi ci vede per quelle che siamo in realtà, che dobbiamo trovare la forza di spezzare e gettare via quegli anelli immaginari.
Marilena ha usato una storia forte, un'ambientazione cupa per far risaltare e brillare le emozioni più vere, essenziali ed esistenziali. L'amore non mette le catene, l'amore vero ci lascia liberi di andare per il mondo di realizzarci prima come persone singole, per tornare ad esso e renderci completi. Siamo tutti un pò Mikel e Megan, siamo tutti presi nelle nostre lotte personali, ma lasciatevi guidare sempre dal rispetto degli altri, scegliete di essere voi stessi al di là delle etichette che gli altri vi impongono. Guardate senza pregiudizio negli occhi le persone. Non fermatevi alle apparenze, scegliete in libertà, in linea con voi stessi, siate gentili, umani, perché nella vita non sarà l'imposizione o la forza a portarvi avanti nei vostri obiettivi, ci arriverete con meno fatica mostrando umanità, sincerità e rispetto, per voi stessi e gli altri.
Laura
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